Ci sono due tipi di genovesi, quelli che restano attaccati agli scogli come le patelle e quelli che invece partono e vanno a girare per il mondo
Italo Calvino
Sono nato a Genova nell’anno della contestazione studentesca, delle lotte armate, delle ideologie politiche.
Genova per me è stata la culla della giovinezza ma l’ho realmente apprezzata molto più tardi, in età adulta.
Perché a 21 anni decisi che la città dove avrei vissuto la mia formazione professionale era più giù, in provincia di Roma, a Ostia.
Succede sempre così: quando ritorni a “casa” da visitatore ti sembra di aver lasciato impronte ovunque ed ogni passo è un ricordo.
Genova La Superba (citando Francesco Petrarca), la città dai due volti distinti, uno rivolto verso il mare e l’altro sui monti, la patria di Cristoforo Colombo, di Nino Bixio.
Di Eugenio Montale, di Goffredo Mameli, di Niccolò Paganini, di Palmiro Togliatti, di Fabrizio De André.
Menzionata centonovantasette volte nei testi delle più belle canzoni italiane. É il capoluogo della regione ma anche del mar Ligure, uno fra i pochi mari intitolati al territorio confinante: quelle acque caratterizzate da diverse sfumature di colori e suoni che delfini, orche e balenotteri amano spesso solcare vicino alla costa.
Beh. Ammetto che il genovese è un po’ freddo ed austero, forse come i colori della terra che ha costruito, forse anche un po’ distaccato, con un carattere certamente molto personale ma profondamente legato al territorio. Gente molto critica e dal “mugugno” facile ma legata col cuore alla propria città come poche altre.
E purtroppo siamo famosi anche per essere tirchi: ecco, qui noi preferiamo correggere quel termine con uno più adeguato. Parsimoniosi!
Sono innamorato di Genova?
Sono innamorato della bellezza.
Come esprime Todorov ne “La bellezza salverà il mondo”, tutto ciò che è bello e appagante arricchisce emotivamente lo spirito e lo si può trasmettere anche con questi semplici pensieri legati ad una città, una bella città.
Perché vivo in camper?
Ho scritto la biografia della mia seconda vita nelle 60 pagine di DEVIAZIONE OBBLIGATORIA: un libro in cui ironicamente e con un’irresponsabile saggezza racconto, fra flash di ricordi del passato e una determinante irrazionalità del momento, la gioia del cambiamento.
Un cambiamento che non ha interessato solo il lato logistico della scelta ma ha coinvolto profondamente l’approccio alla cultura di una vita fuori dagli schemi tradizionali e “obbligatori” della società dei nostri giorni.
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