Viaggio nel tempo: i paradossi dell’era moderna
Oggi, percorrendo le vie di un borgo medievale, scorgo un’immagine che fa fare un sussulto al mio cuore.
Il carretto di uno spazzino.
Chi come me è alla soglia dei 60 anni, certamente ancora ricorda che quand’era bambino, al mattino la sveglia veniva data dal suono di una trombetta subito seguito da una voce che annunciava a squarciagola: “Spazzatura!”.
Chi non lo aveva ancora fatto, si affrettava a mettere la pattumiera fuori dalla porta e nel frattempo quel brav’uomo, umile e instancabile lavoratore, con passo veloce svuotava nel suo bidone quei pochi avanzi di cibo del giorno prima e qualche cartaccia.
Raramente in quel secchio finiva qualcos’altro.
Plastica e lattine non c’erano ancora e le bottiglie di vetro, avanzo di qualche birra o a qualche gassosa, venivano gelosamente messe da parte perché sarebbero state utili per la conserva di pomodoro che si faceva in estate.
Nessuno, poi, buttava giornali perché quella carta era preziosa per accendere il fuoco di stufe a legna e camini presenti in ogni casa.
Poi avanzò il progresso.
Tra la fine degli anni ’60 e l’inizio del ’70 raddoppiarono gli stipendi, tutti i negozi si riempirono di merci fino ad allora sconosciute ma che all’improvviso, per tutti, divenne indispensabile acquistare.
In pochi anni ogni casa si riempì di elettrodomestici; comparvero piatti, posate e bicchieri usa e getta, prima di carta e poi di plastica.
Le piccole botteghe sparse per la città cominciarono ad apparire inadeguate alle esigenze del momento e spuntarono i primi supermercati in cui era possibile acquistare molto più di quello che si riusciva a desiderare.
E fu allora che apparve l’acqua, limpida, cristallina e prelevata dalle “sorgenti d’alta quota” (così diceva la pubblicità).
Veniva presentata in grandi bottiglie di plastica e tutti iniziammo a comprarla (tutti tranne me).
Nella mia famiglia non è mai stato concepibile “comprare” acqua in bottiglia, ed è ancora così per me.
Cominciammo a buttare molta più roba di quel che potevano contenere le vecchie pattumiere e un giorno l’uomo della spazzatura non venne più.
Ci diedero dei sacchetti di plastica nera e ci dissero che, dopo averli riempiti con i nostri rifiuti, dovevamo riporli fuori dal cancello di casa.
Ricordo ancora nitidamente…il lunedì e il venerdì.
Per qualche tempo questo nuovo meccanismo funzionò bene.
Ogni tanto, però, mentre andavo a scuola, mi capitava di imbattermi in qualche cumulo di sacchetti che non era stato ancora ritirato.
Qualcuno pensò che ciò non era bello da vedere e comparvero dei contenitori di plastica che avevano forma e dimensioni degli attuali bidoni condominiali; ci dissero di mettere i nostri sacchetti neri là dentro.
Nel giro di poco tempo anche questi contenitori furono insufficienti e fu allora che arrivarono i cassonetti.
Nel frattempo il progresso continuava, anche se un bel giorno gli stipendi non aumentarono più come prima. L’immondizia invece aumentava sempre… Tanto che divenne un problema raccoglierla e smaltirla.
E siamo arrivati ai nostri giorni.
Oggi lo smaltimento dei rifiuti è diventato un problema davvero serio che impegna molto gli amministratori e qualsiasi soluzione appare difficile e dispendiosa.
Ci viene ripetuto continuamente che i rifiuti sarebbero una grande risorsa se solo imparassimo a recuperare quelle parti che possono essere riutilizzate-
E per favorire questo processo venne inventata la raccolta differenziata che ogni cittadino fu obbligato ad effettuare.
Eh si, è stato commesso qualche errore nei decenni passati: se adesso tutti ci dicono che dobbiamo cambiare le nostre abitudini e che dobbiamo comprare meno plastica, qualcosa abbiamo sbagliato.
Peccato però che ogni cosa che compriamo, la troviamo quasi sempre all’interno di confezioni fatte di plastica e che, oltretutto, siamo costretti a pagare nel prezzo di ciò che in essa è contenuto.
Ci è stato detto che la raccolta differenziata riesce meglio se il conferimento dei rifiuti viene effettuato porta a porta e così siamo tornati al punto di partenza!
Solo che, a differenza di prima, non c’è più quell’uomo che alle sei o sette del mattino suonava quella trombetta urlando: “Spazzatura!”.
A parte qui, oggi, in questo meraviglioso borgo Toscano (Torrita di Siena).
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